Che i 5 stelle fossero dei bugiardi seriali l’abbiamo sempre saputo; che fossero servi delle lobbies anche (tutto sommato la Casaleggio, mettetela come volete, è pur sempre una lobby); che potessero tradire il popolo era nelle corde, ma adesso ne abbiamo la prova!

Nel 1993 gli italiani si sono espressi per l’abrogazione del sistema elettorale proporzionale vigente dall’inizio della Repubblica ed hanno preferito passare a quello maggioritario. Dopo l’esito del referendum che ha raccolto oltre il 55% dei consensi, l’attuale nostro Presidente della Repubblica ha elaborato la legge elettorale che porta il suo nome.

Il cosiddetto “mattarellum”, al fine di garantire la rappresentatività, è stato disegnato in modo che il 75% dei parlamentari fosse eletto con un sistema maggioritario a turno unico cui è aggiunto per il Senato un 25% con il cosiddetto meccanismo di “scorporo” (un ripescaggio dei candidati più votati) e un 25% di voto proporzionale alla Camera.

Il “mattarellum” è stato vigente per circa 12 anni, fino a quando, cioè, nel 2005, una maggioranza parlamentare morente sovvertì la decisione popolare facendo sostanzialmente ritornare il Paese al proporzionale. Inoltre la riforma della legge elettorale è stata “blindata” affinché non potesse più essere sottoposta a verifica referendaria; da cui “porcellum”, primo firmatario Roberto Calderoli. Questo è accaduto nonostante l’appello di Romano Prodi (e pochi altri) di inserire un emendamento al “porcellum” che consentisse un eventuale e temporaneo ritorno al maggioritario disegnato da Mattarella in caso di richiesta di referendum abrogativo; quell’emendamento, che la maggioranza in Senato ha deciso di ignorare, sarebbe stato necessario giacché il Paese non può stare, per consolidata giurisprudenza, nemmeno un giorno senza legge elettorale.

Quando nel 2014-2016 è stata la volta di Maria Elena Boschi e Matteo Renzi è stata scritta la legge elettorale “prima” della modifica costituzionale proprio al fine di evitare di cadere nell’impasse di una variazione del quadro costituzionale nel quale gli elettori non avrebbero potuto esprimersi. La legge elettorale di Renzi, è ormai storia, è stata bocciata dalla Consulta e dichiarata incostituzionale perché la revisione del bicameralismo è stata bocciata dal voto referendario; sarebbe stata, invece, legittima in caso di superamento del bicameralismo. Infatti, così come ha dichiarato al tempo Ettore Rosato, «Non c’è stata una bocciatura dell’Italicum. La Corte costituzionale ha censurato solo il ballottaggio, che era chiaramente utile in una camera sola se fosse passata la riforma, ma insostenibile in un sistema bicamerale».

Dopo questa brevissima e sintetica revisione della storia, veniamo ai giorni nostri, sapendo però che la volontà popolare nel 1993 si è espressa contro il sistema proporzionale e che la visione maggioritaria resta nelle corde della sinistra riformista.

Il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico stanno discutendo in questi giorni della nuova legge elettorale da dare all’Italia. In tanti pensano che il Paese ha bisogni più urgenti, ma dimenticano che una buona legge elettorale garantisce stabilità e quindi crescita. Per quello che è dato sapere in questo momento la nuova legge elettorale dovrebbe essere in senso proporzionale puro (da 1ª Repubblica, per intenderci) con i listini bloccati e lo sbarramento al 5%. Cosa significa?

Come prima cosa possiamo con certezza assoluta dire che il sistema proporzionare rappresenta un tradimento della volontà popolare tanto cara al Movimento. Ma l’aspetto imbarazzante sono i listini bloccati e lo sbarramento al 5%. Qui non se ne fa una questione di salvaguardia di partiti piccoli che comunque possono ritrovare la vitalità accorpandosi; il punto molto serio sono i listini bloccati.

Abbiamo scritto fino alla nausea che questa riforma, che le persone dotate di buon senso dovrebbero rigettare con il proprio NO il 20 e 21 settembre, avrebbe consegnato il Parlamento alle segreterie di partito e agli oligarchi. Se ciò che abbiamo scritto non fosse sufficiente ritengo che la questione dei listini bloccati dovrebbe definitivamente aprire gli occhi tanto agli indecisi, quanto ai convinti sostenitori del taglio orizzontale della rappresentanza.

Le liste di candidati sono generalmente decise dalle segreterie dei partiti. I sostenitori del MoVimento non dovrebbero lasciarsi sedurre dalla questione dei click sulla piattaforma perché anche quella (e forse peggio delle segreterie che, almeno, dovrebbero essere l’esito di scelte congressuali) è ampiamente gestita dai “capibastone”. I nomi “chiave” e i “fedeli alla linea” sono i primi a essere candidati affinché ogni segretario possa garantirsi la propria cerchia di uomini fidati. Quindi i primi a essere piazzati sono gli uomini “sicuri”. Il successivo riempimento delle liste avviene generalmente con donne e uomini espressione del mondo della cultura, della società civile, ecc. che siano idealmente vicini alla visione del partito o movimento che li propone. È naturale che, riducendosi le possibilità, i nostri futuri rappresentanti in un Parlamento mortificato da questo taglio orizzontale saranno esclusiva espressione delle segreterie, fedelissimi dei segretari, con forte penalizzazione, probabilmente, delle donne e degli uomini di più libero pensiero e, magari, di maggiori capacità tecniche e forse di più specchiata onestà.

Ecco che, quindi, la scultura inizia a prendere forma: meno parlamentari e meglio controllati; e a ciò contribuirà – mi correggo: sarà determinante – l’adozione dei listini bloccati. Io non so come lo definiate voi che avete avuto la pazienza di leggere fin qui; personalmente lo ritengo il peggiore tradimento del Popolo sovrano che il MoVimento e il Partito Democratico potessero mai preparare.

Ecco perché non ci resta altro da fare se non bocciare questa “deforma e spingere affinché il Paese superi il bicameralismo paritario, unica via per essere più vicini alle democrazie europee avanzate. Il resto sono chiacchiere e espressione di risentimento dei cittadini verso una classe politica che sempre meno li rappresenta e sempre meno li rappresenterà dopo la riduzione.

La questione non è, in definitiva, votarne di meno, ma votare meglio.

Un pensiero su “Come MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico tradiscono il Popolo”

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