Non perde occasione Marco Travaglio per accusare gli altri di ignoranza politica essendo, nella sua percezione distorta della realtà, lui il solo a avere le idee chiare. E ogni mattina, da quella colonnina di destra del Fatto Quotidiano, mette in fila, uno dopo l’altro, i cattivi e i buoni.

Quest’oggi è toccato a Giorgio Gori, a Roberto Saviano, a Sandro Veronesi e a Mattia Santori, rei di avere pubblicamente dichiarato la propria disapprovazione per questa riformicchia costituzionale intrisa del più becero populismo grillino che però il vantaggio di fare vendere tante copie di giornale a Travaglio.

I quattro, come dicevo, sono accusati pubblicamente e gettati in pasto ai suoi fedelissimi perché – ma come si sono permessi?! – hanno osato dire pubblicamente che questa riforma è una porcheria (che poi è la verità!). Travaglio sostiene che una cattiva riforma è meglio di nessuna riforma (follia!). Già questo sarebbe deplorevole per le leggi ordinarie; figuriamoci per una riforma della Costituzione fatta per appagare la sete di sangue dell’antipolitica!

Peccato, però, che nell’enfasi accusatoria Marco Travaglio omette di dire alcune minuzie che fanno la differenza tra lui e coloro che i problemi li analizzano davvero; peraltro, adesso, s’è fissato con il definire gli oppositori al sodalizio giallo-rosa “Salviniani di Sinistra”, dimenticandosi di quando, poco più di due anni fa, il suo amico Gigino con Salvini hanno dato vita al peggiore governo della nostra storia repubblicana.

Ma torniamo ai fatti del referendum. Travaglio rilancia all’accusa formulata da Sandro Veronesi nell’aver dichiarato che “non c’è nessun disegno dietro questo taglio dei parlamentari” e che “il problema non è il taglio dei parlamentari, ma l’antipolitica… un capriccio pericoloso dei 5 stelle”. Nella sua tormentata e schizofrenica arringa elenca una serie di riforme costituzionali che partono da Einaudi e passano per Nitti, Bozzi, Iotti, omettendo sapientemente di dire che tutte quelle riforme hanno previsto il superamento del bicameralismo paritario al quale l’Italia, con questa riforma, resta inchiodata.

E apostrofa anche Mattia Santori con il suggerimento di studiare ogni tanto. Non ho particolare simpatia per Santori, ma quello che dovrebbe studiare (anche solo ogni tanto) mi pare proprio che sia Travaglio: visto che non lo fa, voglio provare a ricordare a lui e ai grillini che il taglio della rappresentanza parlamentare l’ha voluto proprio Salvini per cui opporsi a Salvini dovrebbe significare rigettare questa riforma, non appoggiarla.

Direttore Travaglio, Lei – al pari dei suoi protetti a 5 stelle – o è un bugiardo, oppure è uno smemorato, oppure – ancora – semplicemente non studia: vada a leggersi il programma del Movimento 5 Stelle e ci dica, se vuole sempre dalla sua colonnina di destra, dove trova scritto che i grillini abbiano chiesto tale riduzione nel momento in cui si sono presentati agli elettori. Poi faccia una cosa ancora più astuta (le sarà difficile, lo so!) e legga la pagina 21 del programma elettorale della Lega Salvini premier, ci troverà scritto che Matteo Salvini propone di portare il numero dei deputati a 400 e quello dei senatori a 200.

Visto che potrebbe risultarle difficile, glielo dico io – se permette – come sono andate le cose: Il “taglio” dei parlamentari è stato la merce di scambio tra Di Maio e Salvini affinché si accordassero nel Contratto di governo; il Partito Democratico ha accettato di votare questo compromesso per consentire la nascita del secondo governo Conte; la faccenda del “taglio”, considerata la caduta libera nei sondaggi, Di Maio la sta utilizzando come un salvagente per recuperare consenso; il Partito Democratico (la sua dirigenza, sarebbe il caso di specificare) sta pavidamente assecondando una riforma che peggiorerà di molto le nostre istituzioni pur di galleggiare, anche se le acque in cui galleggia sono putride.

Prima di puntare i propri cannoni ad “alzo zero” su coloro che sono ancora in grado di utilizzare la propria intelligenza critica, sarebbe appena il caso di provare un minimo di onestà intellettuale e di dire le cose come stanno. E dire la verità dovrebbe essere tratto distintivo dei buoni!

E chissà se dopo questo Travaglio metterà anche il mio nome nella sua lista di cattivi…

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