Non è la canzone di Vasco Rossi.
È una storia che abbiamo già visto decine di volte.
Oggi, a quattro anni di distanza, la maggior parte degli italiani sono finalmente convinti che la riforma Boschi-Renzi che avrebbe eliminato il bicameralismo paritario, fosse giusta. E sono tantissime, poi, le intuizioni di Italia Viva, di Renzi e degli altri parlamentari, sulle quali convergono, adesso, alla fine, gran parte delle forze politiche.
Da settimane ci stiamo spendendo per indicare agli elettori la via che riteniamo giusta da seguire: ci stiamo spendendo per fare comprendere che il semplicistico “taglio” della rappresentanza, per come è stato immaginato da Salvini (sì, perché, quello è sempre stato un disegno di Salvini) non risolve i problemi che da sessant’anni e più affliggono l’Italia. E ci stiamo spendendo non per difendere le “poltrone”, termine ignobile riferito alle istituzioni, ma per difendere il diritto dei cittadini di essere rappresentati.
Abbiamo fatto proiezioni, immaginato scenari, disegnato ipotesi, chiarito – soprattutto – che le riforme costituzionali devono essere ponderate e devono essere nell’interesse della collettività e non essere banalmente “contro” qualcosa o qualcuno. Però, ciò che si legge nei social, quello che emerge dalle conversazioni con le persone, non ha niente a che vedere con la visione lucida che stiamo cercando, ormai da settimane, di dare.
Da una parte, infatti, ci sono i riformisti, mezzo rimbecilliti, che sostengono che, siccome si deve iniziare da qualcosa per fare partire le riforme, tanto vale cominciare da questo. Non si rendono conto costoro che questa riduzione, per com’è stata immaginata, inchioderà il Paese in questo bicameralismo e non si rendono conto che questa riforma tutto farà fuorché semplificare i processi legislativi. Anzi!
Poi ci sono quelli dell’odio, quelli che, siccome i politici sono tutti “ladri”, però “ladri legalizzati”, allora li mandiamo a casa, così non rubano. E, quando chiedi loro di farti il nome anche di un solo politico per il quale abbiano la certezza che abbia rubato, allora ti rispondono che non importano i nomi perché “tanto sono tutti uguali”. Incredibile!
Ancora, ci sono quelli che siccome non vogliono che il governo cada è meglio votare Sì per non permettere alla destra di entrare e quelli che, invece, vogliono la destra per cui con il Sì si riduce il numero. Mah!
Ci sono quelli che “bisogna tagliare” perché non importa che sia un caffè, tanto sempre di un risparmio si tratta. Da inorridire!
Da un’altra parte gli intellettuali e acculturati che rispondono che l’hanno detto i costituzionalisti e i giornalisti bene informati e iniziano a sciorinare nomi e cognomi (ci mettono dentro anche Travaglio tra quelli informati, pensa un po’) e non sentono ragioni nemmeno quando fai loro notare che i costituzionalisti o i giornalisti seri che sono contrari sono molti di più. Niente, sempre più convinti.
Dimenticavo quasi. Ci sono quelli che siccome è un referendum di Renzi, allora votano contro (sono i più testardi!). E lì a spendere tempo e parole per spiegare che “quello di Renzi” è stato quattro anni fa e che quella volta ci siamo giocati la possibilità di crescere come Paese. Ma come si fa?!?
La verità è che – come ebbe a dire il grande Einstein – «è più facile spaccare l’atomo in due, piuttosto che rompere un pregiudizio», perché, a conti fatti, di questo si tratta. Pregiudizi, solo pregiudizi.
È un pregiudizio che Renzi sia antipatico (e non lo è!) quanto che i parlamentari italiani siano troppi, e l’abbiamo dimostrato; è un pregiudizio immaginare che la Costituzione possa essere violentata per risentimento, quanto pensare che i politici siano tutti ladri; è un pregiudizio pensare che un risparmio possa valere quanto la libertà. Pregiudizi, solo pregiudizi che ci stanno per far correre un enorme rischio.
Il rischio è che, magari tra quattro anni, ci potremmo rendere conto che – ma va! – quelli che hanno detto: “Attenzione!” forse avessero ragione a dirlo; che tagliare per tagliare non serve a nulla; che il risparmio che avremmo dovuto avere l’abbiamo bruciato per pagare incompetenti e incapaci che si circondano di consulenti e consiglieri. Ma, soprattutto, potremmo renderci conto che il Paese sarà rimasto incollato a questo sistema istituzionale ormai arrugginito senza ulteriore possibilità di sviluppo perché ormai la frittata è stata fatta.
Le ragioni della opposizione a questa finta riforma le abbiamo spiegate, le abbiamo illustrate, le abbiamo chiarite, a volte l’abbiamo fatto con semplicità, altre volte con discorsi lunghi e noiosi che – magari – hanno fatto perdere il filo a chi legge; però abbiamo fatto di tutto per spiegarle; compresi i rischi che possono derivare. Siamo con la coscienza a posto.
Io vorrei aggiungere soltanto una cosa a tutti i discorsi fatti. Lo so, scimmiottare Renzi è pleonastico, per alcuni ridicolo, ma non trovo altro modo: dateci ragione adesso, non tra quattro o cinque anni; rigettate adesso questa riforma che non arricchisce ma depaupera le nostre istituzioni; pensate adesso quale sia la scelta giusta da fare perché dopo sarà tardi; respingete adesso al mittente, alla Casaleggio & Associati e a Salvini, questo tentativo di stuprare la nostra democrazia: è calda, è confortevole, è umana e forse per questo imperfetta e migliorabile, ma non è di sicuro un algoritmo che interpreta freddamente le vostre emozioni e che vi dice ciò che volete sentirvi dire al posto di ciò che sia giusto dirvi.
Amici miei e – perché no! – anche avversari miei, evitiamo di dare in pasto ai softwares la nostra libertà! Facciamolo adesso, con il nostro voto, il nostro NO, perché domani potrebbe essere troppo tardi!