Mi hanno detto che gli italiani di specchiata onestà voteranno Sì al referendum perché “i politici sono tutti ladri”; perché così “saranno di meno quelli che rubano”. Ma davvero?
Ora, a parte la questione che – qualora fosse vero – nessuno può avere la certezza di eliminare le mele marce dal paniere se quelle mele le si tolgono a caso, ma poi dove sta la specchiata onestà, l’integrità di quegli italiani che considerano i politici “tutti ladri”? E, soprattutto, è vero che tutti i politici sono “ladri”? Ma dai! Ma chi ci crede?
Io continuo a chiedermi, però, dove stia l’onestà degli italiani che chiedono con tanta forza onestà (degli altri). Sta forse tra i commercianti che non emettono gli scontrini? Oppure tra i professionisti che non rilasciano fattura o, ancora, tra coloro che vogliono lo stipendio a fine mese ma di lavorare non se ne parla (a questo serve il reddito di cittadinanza), oppure sta tra gli artigiani che se chiedi la fattura ti guardano male e ti rispondono «allora c’è da pagare l’IVA aggiuntiva; non è meglio evitare?»; o, forse, tra coloro che cercano il politico “amico” per la raccomandazione nei concorsi perché «tanto lo fanno tutti, perché io No?», o – ancora – nell’impiegato pubblico che abbandona il proprio posto per farsi gli affari propri?
Questa diffusa onestà la ritroviamo anche nei piccoli gesti quotidiani: tanto in quelli che parcheggiano in doppia o tripla fila perché “devono fermarsi solo un momento”, quanto in quelli che tengono i dipendenti in nero perché sono solo apprendisti (di cinquant’anni) e non c’è bisogno di dichiarali; la ritroviamo nei giornalisti, quando vomitano fango sui propri avversari senza verificare le fonti, ma anche tra coloro che quel fango lo raccolgono e lo spruzzano a loro volta e tra coloro che nella vita privata coltivano vizi, ma ostentano virtù in pubblico.
Di esempi ne potremmo fare a decine, ma la domanda resta. Davvero gli italiani sono persone così oneste da pretendere l’onestà della classe politica? Che poi, per quanto mi riguarda, l’onestà dei politici è un prerequisito, non il fine. È ovvio che il disonesto non dovrebbe essere tra coloro che hanno il privilegio di rappresentare la Nazione. Ci mancherebbe. Confondere, però, il requisito con lo scopo è cosa ben diversa!
Non mi interessa difendere (ammesso che esistano) le caste: non ne faccio parte. Mi interessa difendere, semmai, un principio che dovrebbe rappresentare lo spartiacque tra le società civili e i villaggi medievali nei quali le donne di libero pensiero sono state arse vive in nome di una moralità e di una fede, e molto spesso nel nome di Dio! Non mi piacciono le scene coi forconi impugnati da donne e uomini invaghiti di giustizia(lismo). Mi piace la gente che usa la testa, la gente che ragiona.
L’onestà in politica (quella penale la diamo per scontata) è altro: è competenza, capacità, iniziativa, visione che, poi, in fondo, è ciò che determina il vero risparmio. Mi chiedo come facciano certi parlamentari senza alcuna competenza specifica a ricoprire ruoli di rilievo in ministeri importanti. Forse che questo non configura un furto di fiducia? Quindi non parliamo di onestà. Per favore!
Questi stessi politici che stanno rubando la fiducia raccontando barzellette stanno portando gli italiani a scommettere su riforme che non ci potranno mai essere; di certo non ci saranno nei termini e nelle modalità che interesserebbero il Paese: dimentichiamoci, dopo l’eventuale “taglio” che speriamo di scongiurare, per esempio, il superamento del bicameralismo paritario. Non ci sarà mai!
E che questa sia una ulteriore bugia che stanno raccontando i parlamentari che sostengono il Sì referendario lo si evince dalla legge elettorale che hanno immaginato: se davvero si volesse superare il bicameralismo paritario, allora perché proporre un meccanismo elettorale che, non solo mantiene inalterate le due camere, ma – per giunta – le rende perfettamente simmetriche con il voto anche al Senato per i diciottenni?
Certo che bisogna essere davvero furbi per credere a queste storie! Bisogna avere parcheggiato la propria intelligenza per potersi fidare delle promesse di una classe di politici che sta facendo di tutto per restare attaccata a quegli scranni parlamentari e ai propri posti di potere!
E, allora, è necessario chiamare a raccolta tutte le forze per ostacolare questa barbara amputazione di democrazia smentendo una dopo l’altra le bugie che ci stanno raccontando, dai vertici all’ultimo uomo o donna della loro base; perché di amputazione di democrazia si tratta e – ancora peggio – di un danneggiamento dei sistemi parlamentari: nessuna delle commissioni sarà abolita, nessuna variazione ci sarà nei meccanismi legislativi per cui un ridotto numero significherà soltanto un ulteriore rallentamento delle attività.
A quale scopo? Per sentirci dire, tra qualche anno, che, siccome il Parlamento non funziona perché è troppo lento, tanto vale abolirlo? Per sostituirlo con che cosa? Con algoritmi digitali di proprietà privata o con una oligarchia che curerà gli interessi delle lobbies che l’ha portata al potere? Come si fa a non comprendere che il “taglio” della rappresentanza popolare è funzionale a questo progetto eversivo?
Lo so che c’è necessità di cambiare le nostre istituzioni; lo so che sono arrugginite. Ma non è questa la via, non è questo il metodo e, sicuramente, non è questo lo strumento adatto!
L’abbiamo detto e scritto decine di volte e lo ripetiamo ancora: vogliamo superare il bicameralismo paritario per com’è nell’anima della sinistra riformista? Bene, quello dobbiamo fare. Iniziare dalla coda non ci porterà a nulla di buono.