L’Istituto Cattaneo ha pubblicato il 31 agosto 2020 un interessantissimo studio nel quale sono analizzati gli scenari possibili dopo l’eventuale riduzione del numero di parlamentari sul quale gli italiani saranno chiamati a esprimersi il 20 e il 21 settembre prossimi.

Lo studio evidenzia come cambierebbe il rapporto tra gli elettori e gli eletti e quale potrebbe essere la composizione delle due camere se fosse modificata la legge elettorale secondo i paradigmi che i partiti dell’attuale maggioranza giallo-rosa vorrebbero seguire. Le proiezioni sono basate sull’attuale intenzione di voto registrata dai vari sondaggi e stimano i rapporti parlamentari tra le forze politiche, valutando eventuali “sbarramenti” al 5% o al 3%.

Indiscutibilmente, lo si evince dalle tabelle che mostra l’Istituto di ricerca, il numero di parlamentari in Italia è molto elevato, sia in termini assoluti (siamo terzi nella graduatoria mondiale, dopo la Cina e il Regno Unito), sia in rapporto agli elettori. Ciò che non chiarisce l’Istituto Cattaneo è il confronto tra il nostro sistema parlamentare, che è tutto eletto a suffragio universale, e le altre democrazie stabili che eleggono quasi dappertutto una sola camera. Ci torneremo dopo.

Nelle simulazioni elaborate dall’Istituto, sviluppate sulle intenzioni di voto degli italiani, la Lega di Salvini resta – seppur in flessione – il primo partito con il 25,8% dei consensi, seguita dal Partito Democratico con il 20,3% e dal Movimento 5 stelle inchiodato al 15,8%; in crescita il consenso per Fratelli d’Italia (in atto al 14,8%), stabile Forza Italia al 6,5%, mentre gli altri partiti, Azione, Italia Viva, LeU si attestano sul 3%, a meno di decimali. Unica eccezione nelle intenzioni di voto sarebbe +Europa che non supera l’1,5%.

Nelle proiezioni fatte considerando la riduzione dei parlamentari a 400 elementi per la Camera e a 200 per il Senato emergono due diverse ipotesi (che non riporto per brevità, chi volesse potrà scaricare lo studio da questo link) a seconda che lo sbarramento sia posto al 3% oppure al 5% ma, in entrambi i casi, due elementi sono piuttosto chiari: 1) i partiti del centro-destra avrebbero, seppur risicata, la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento; 2) Forza Italia rappresenterebbe, sia per la Camera che per il Senato, la forza determinante per la fiducia al nascente governo.

Incidentalmente, per quanti possano pensare che il discorso che sto per sviluppare sia di tutela per Italia Viva, dico che Matteo Renzi e i suoi parlamentari non spariranno in ogni caso dal Parlamento perché, o da soli, o in coalizione con Azione e +Europa, comunque, la soglia di sbarramento la supererebbero ampiamente.

Nel post-riforma le maggioranze (basandoci sulle intenzioni di voto attualmente registrate) sarebbero in ogni caso risicate: sempre secondo l’Istituto Cattaneo, infatti, il centrodestra, che otterrebbe comunque la maggioranza, avrebbe in entrambi i rami del Parlamento tra il 51% e il 55% di rappresentanza e, in ogni caso, con il mantenimento del bicameralismo paritario (che, anzi, a giudicare da quanto emerge dalle intenzioni dei legislatori, potrebbe addirittura diventare “simmetrico”) il sistema proporzionale renderebbe sempre più determinanti i partiti di centro che sarebbero in grado di condizionare la formazione e la sopravvivenza dei governi.

L’Istituto Cattaneo completa la propria esposizione auspicando infine un sistema elettorale misto (come la Legge Mattarella o la Legge Rosato) al fine di assegnare ai vincitori delle elezioni una maggioranza stabile.

Ciò che è esposto nello studio pubblicato a fine agosto dovrebbe indurre l’elettore di centro sinistra, a maggior ragione se di area riformista, ma anche l’elettore del Movimento 5 Stelle a due ragionamenti tra loro complementari.

Prima di tutto le maggioranze risultanti dalla riduzione del numero dei parlamentari, soprattutto in vista di un sistema elettorale con impianto proporzionale, renderanno vieppiù fragili i governi che saranno tenuti sotto scacco dai capricci o dalle intolleranze dei partiti che li sostengono.

E poi, elemento di non secondaria importanza, comprendere che con la riduzione dei parlamentari (e lo chiarisce in modo inequivocabile lo studio dell’Istituto Cattaneo) il Parlamento sarà posto nelle mani della destra estrema di Salvini e di Meloni, a stento moderata da Forza Italia.

Questa è la risposta “tecnica” alle fantasiose ipotesi di sinistra salviniana con le quali, giorno dopo giorno, Marco Travaglio frantuma i “cabbasisi” perché è vero esattamente il contrario: la riduzione del numero dei parlamentari porta vantaggio esclusivamente ai partiti di destra estrema e, in particolare, alla Lega di Salvini che, peraltro, per l’effetto dell’allargamento dei collegi elettorali su base regionale, potrà “piazzare” al Senato molti più uomini di qualsiasi altra forza politica.

Non sono pregiudizialmente contrario a ridurre il numero dei parlamentari; dico però che questo dovrebbe (e potrebbe) essere il risultato di una riforma organica delle istituzioni che passi dalla abolizione (o dalla trasformazione) di una delle due camere. La Francia, con la quale spesso ci confrontiamo, ha una camera elettiva (l’Assemblea Nazionale) ed una di nomina (il Senato); lo stesso dicasi per la Germania nella quale il Bundesrat non è elettivo ma di ascrizione regionale. L’Italia è restata inchiodata al bicameralismo paritario (e, a breve, simmetrico) del Parlamento per l’incapacità delle classi politiche di gettare il cuore oltre l’ostacolo e affacciarsi alle democrazie moderne e stabili.

Questa riforma, comunque la si voglia mettere, porterà il Parlamento nelle mani di Salvini (e della Meloni). C’è da chiedersi se Di Maio o Toninelli (ma anche Zingaretti) abbiano fatto questi conti. Oppure, forse più probabilmente, il Movimento 5 Stelle sta lavorando per la Lega affinché il prossimo scenario parlamentare sia la grande coalizione di estrema destra tra M5s, Lega e FdI. Ipotesi tutt’altro che remota a meno che Di Maio, Grillo, Toninelli e compagnia cantante non si siano limitati a guardare le figure dello studio (visto che lo citano spesso) senza leggerne il contenuto.

E il PD?

3 pensiero su “Il referendum? Un pacco regalo per Salvini!”
  1. Devo dire che “incidentalmente” è esilarante, ma perchè hai pensato che qualcuno sospettasse che questo articolo lo hai scritto per difendere Renzi prossimo all’estinzione?
    Hai ragione, non sparirà, insieme ad Azione e +Europa Renzi andrà in Parlamento, forse anche la Boschi e la Bellanova lo seguiranno ma i posti sulla giostra saranno limitatissimi e questo tu lo sai anche se da perfetto “renziani” ti gonfi il petto e fai il bulletto.
    Sciorini dei dati, delle percentuali e poi aggiungi che il CentroDestra otterrebbe una risicata maggioranza? 47,1% ti sembra una maggioranza scarsa?
    Caro Fabrizio, hai sempre meno idee brillanti e adesso ti stai davvero muovendo a vista, azzardi addirittura un futuro Governo 5Stelle, Lega e Fdi, ti posso dire sin da ora di stare sereno, con i 5 Stelle ci governate voi, onta che nessuno mai potrà cancellare, per quanto riguarda Giorgia Meloni quando dice che mai governerà con Pd e grillini io le credo e a differenza tua se in nome di qualsiasi emergenza questa certezza venisse meno a differenza tua io terminerei la mia esperienza in Fratelli d’Italia in quanto per me mai e mai e non ci sono eccezioni, dunque ti prego limitati a guardare in casa tua dove ogni giorno per seguire il tuo pupillo devi ingaiare un boccone (amaro).

  2. In realtà la percentuale nella proiezione è tra il 51 e il 55%, ma non è questo il punto. La questione è il peso che avrà Salvini a causa della distribuzione dei collegi in un sistema proporzionale puro, soprattutto al Senato.

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