«Noi, purtroppo, abbiamo questa follia della sanità su base regionale che rende il nostro Paese – ma non soltanto il nostro: pensiamo alle continue litigate che fa la Merkel coi Lander, alcuni dei quali rifiutano – qui ci vuole, semplicemente, una sanità che funzioni».

E poi: «Purtroppo la nostra sanità è finita nelle mani delle Regioni e quindi dev’essere al più presto riportata nelle mani dello Stato centrale, perché – se si chiama Servizio Sanitario Nazionale – dev’essere “nazionale” e non affidata a qualche “spostato” che si fa chiamare Governatore.»

Sono le parole con le quali Marco Travaglio, nel corso della sua partecipazione al salotto in primissima serata di Lilly Gruber del 21 ottobre, del quale è sostanzialmente ospite fisso, stigmatizza la situazione sanitaria italiana.

Chi conosce l’organizzazione della Sanità italiana sa benissimo che Marco Travaglio dice il vero (stavolta). Ciò che stupisce – e stupisce non poco – è lo “U-turn” del Direttore del Fatto Quotidiano che, tutt’a un tratto, si rende conto della anomalia dei nostri Servizi Sanitari e torna sostanzialmente indietro sui propri passi.

Infatti una parte della riforma di Matteo Renzi, bocciata dagli italiani nel dicembre 2016 anche a causa della violenta campagna denigratoria impiantata da “Il Fatto Quotidiano” coi sui front-man (primi tra tutti Travaglio, Scanzi, Gomez) era orientata esattamente a questo: riportare la gestione della Sanità Nazionale nelle mani dello Stato.

Questa è solo l’ultima delle revisioni che Travaglio sta compiendo delle proprie precedenti posizioni. Non molte settimane fa, dopo l’esito favorevole del referendum per la riduzione del numero dei Parlamentari, ha rivisto la sua opinione sul bicameralismo paritario, invocandone il superamento.

Marco Travaglio è sicuramente la voce mediatica del Movimento 5 Stelle del quale è, sostanzialmente, portavoce e ispiratore. Se Travaglio dicesse che sarebbe utile il ponte sullo Stretto di Messina, non mi stupirebbe ascoltare le dichiarazioni di qualche grillino in tal senso. Per cui visto che Travaglio ha detto che la sanità organizzata su base regionale è una catastrofe, c’è da aspettarsi che tra poco rientri nei programmi del Movimento la rinazionalizzazione del Servizio Sanitario.

Il fatto che il direttore Travaglio si sia accorto di questa distorsione è certamente positivo; il fatto che se ne sia accorto soltanto perché il Paese (e il mondo) sta attraversando una emergenza sanitaria lo è un po’ meno. L’organizzazione dei Servizi Sanitari, infatti, non può e non deve essere fatta inseguendo le emergenze; l’organizzazione dev’essere organica affinché le emergenze – qualsiasi emergenza, sia essa clinica oppure organizzativa – possa essere affrontata in modo pragmatico e senza sbavature.

La differenza tra Matteo Renzi e il resto della compagine politica attuale (a partire da Conte, per finire a Salvini e Giarrusso) sta proprio nella visione “organica” dello Stato: una visione d’insieme che richiede soluzioni complessive legate l’una all’altra e non interventi assolutamente indipendenti, a compartimenti stagni. Comprendere questo aspetto significa comprendere due cose: la statura politica di Renzi che sovrasta qualunque altro politico contemporaneo e l’inadeguatezza di buona parte dell’arco parlamentare attuale per affrontare lo stato di emergenza nel quale stiamo vivendo.

Con ogni probabilità saranno tra non molto riviste anche le posizioni su MES e sugli altri interventi proposti da Italia Viva per il bene del Paese. Mi stupirò non più di tanto; davvero. Italia Viva può contare su personalità e intelligenze raffinatissime (Marattin, Renzi, Boschi, giusto per citare i nomi dei più noti) sulle cui posizioni – presto o tardi – tutti tornano.

Accorgersi dei propri errori e chiedere scusa, è segno di civiltà e di maturità. Se, però, Travaglio – e compagnia – non avesse commesso l’errore di valutazione sulla politica di Renzi e sulle sue riforme, probabilmente oggi ci troveremmo a affrontare l’emergenza in modo sicuramente più sereno, con un’unica regia ministeriale e senza corse in avanti o rallentamenti dei Presidenti di Regione (i Governatori sono un’altra cosa e noi non siamo uno Stato Federale).

Un allenatore capace non tiene un Maradona in panchina: lo utilizza come calciatore di punta. È chiaro?

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