In non pochi articoli di stampa si legge che la sforbiciata al numero dei parlamentari è stata voluta all’unanimità da tutti i partiti. Ma le cose stanno veramente così? Vogliamo vedere quale sia stato il percorso della riforma?
Il 7 febbraio 2019 il Senato della Repubblica approva il disegno di legge in prima deliberazione con 185 voti favorevoli, 54 contrari e 4 astenuti. Non raggiunta la maggioranza qualificata di 2/3 per la quale sarebbero stati necessari 210 voti favorevoli;
Il 9 maggio 2019 la Camera dei deputati approva il disegno di legge in prima deliberazione con 310 voti favorevoli, 107 voti contrari e 5 astenuti. Anche questa volta non è raggiunta la maggioranza qualificata dei 420 voti favorevoli necessari
L’11 luglio 2019 il Senato della Repubblica approva il disegno di legge in seconda deliberazione con 180 voti favorevoli e 50 contrari. Neanche questa volta è raggiunta la maggioranza qualificata dei 210 voti necessari
L’8 ottobre 2019 la Camera dei deputati approva il disegno di legge in seconda deliberazione con 553 voti favorevoli, 14 voti contrari e 2 astenuti. Soltanto in quest’ultima fase è stata raggiunta la maggioranza qualificata grazie alla clausola imposta dal M5s al PD per formare il secondo governo Conte.
Pertanto, come si vede da quanto esposto (dati ufficiali e verificabili), soltanto nell’ultimo passaggio la riforma ha ottenuto la maggioranza qualificata prevista per le leggi costituzionali.
Il successivo referendum confermativo, conformemente all’art. 138 della Costituzione, è stato richiesto da 71 senatori (42 del gruppo parlamentare “Forza Italia Berlusconi Presidente – UDC”, 10 del Gruppo parlamentare “Misto”, 9 del gruppo parlamentare della “Lega – Salvini Premier – Partito Sardo d’Azione”, 5 del gruppo parlamentare del “Partito Democratico”, 2 del gruppo parlamentare del “Movimento 5 Stelle” – in realtà all’inizio sono stati in 3, ma successivamente il senatore Giarrusso ha ritirato la propria firma –, 2 del gruppo parlamentare di “Italia Viva – PSI” e da 1 senatore non iscritto a alcun gruppo parlamentare).
Un’altra bugia diffusa dagli organi di informazione è che il 90% dei cittadini sarebbe d’accordo a tale taglio. In realtà, dal luglio 2019 – epoca in cui sono iniziati i sondaggi da parte degli organi di stampa – al 31 agosto 2020 l’opinione dei cittadini è andata progressivamente mutando. Infatti, mentre nel luglio 2019 l’agenzia “Termometro Politico” ha rilevato favorevoli al Sì il 68,9% degli intervistati, contrari alla riforma il 30,4% ed indecisi lo 0,7%, oggi le cose sono profondamente cambiate. L’ultimo sondaggio commissionato da La Stampa a “Euromedia research” ha infatti rilevato che è favorevole alla riforma il 42,0% degli intervistati, è contrario il 15,8% e che ben il 41,2% del campione è indeciso sul voto.
Non smettiamo, quindi, di informare i cittadini con tutte le nostre forze perché ogni indeciso può diventare, se correttamente informato, un elettore che prende coscienza della aberrazione istituzionale di questa assurda riforma e votare consapevolmente e convintamente No.