Avete mai visto un tacchino felice per essere stato invitato al Pranzo per la Festa del Ringraziamento (Thanksgiving day) americana? O, per rimanere nel nostrano, avete mai visto un cappone (un pollo, per intenderci, di quelli grossi e possibilmente ruspanti) felice di essere stato invitato al Pranzo di Natale? Certo che, se il tacchino o il cappone potessero parlare, declinerebbero all’istante l’invito. Non c’è alcun dubbio. Sapendo, soprattutto, di essere di quei pranzi la portata principale.
La narrazione che ci viene proposta in questi giorni caldi della battaglia referendaria è il mantra che “tutti i partiti hanno voluto la riduzione dei parlamentari”. Ora, a parte che questo non è vero e lo abbiamo descritto in dettaglio in precedenti articoli, io chiedo a chi legge: “ma non vi sembra strano che una battaglia anti-casta sia stata voluta proprio dalla casta”? È come se i tacchini (o i capponi) facessero a gara per essere cucinati per primi. Solo che, per primi, per secondi o per ultimi, sempre in forno finiranno. Ecco, provate a immaginare 945 tacchini che fanno la fila, urlando, per essere scelti e messi in forno! Secondo voi regge? A mio parere No.
Questa domanda me la sono posta (e me la pongo) da qualche settimana, da quando è iniziata la campagna referendaria e, con poche eccezioni di donne e uomini che personalmente giudico illuminati, hanno tutti dichiarato di volere essere la pietanza principale del pranzo populista dei 5 stelle. In altre parole, se fosse vero che questa riduzione “punirà” i politici, perché i politici hanno tutta questa smania di essere puniti? Cosa sperano di ottenere?
La realtà dei fatti, a mio modesto e personale avviso, è ben diversa ed ha poco a che vedere con i sofismi dei puristi costituzionalisti e riguarda la nostra vita quotidiana più di quanto in realtà si possa pensare. E la riguarda perché, al di là delle stupidaggini filogovernative che scrive Travaglio, questa riforma, questo taglio di teste fatto proprio dal Movimento 5 stelle, avrà importanti ripercussioni nel nostro quotidiano.
Ho già scritto e cercato di spiegare come e perché le lobbies di potere hanno tutto l’interesse a vedere “tagliare” il parlamento: pochi membri, possibilmente finanziati dalle lobbies, sono meglio controllabili di una assemblea pensante e non allineata; inoltre, c’è da valutare che il Movimento di Grillo, nonostante detenga ancora la maggioranza parlamentare, è in forte declino di popolarità; c’è da considerare che, verosimilmente, le regionali che si celebreranno lo stesso giorno della consultazione referendaria saranno per il Movimento 5 stelle una Caporetto e, da ultimo, c’è da considerare che, con ogni probabilità, Di Maio & Complici, utilizzeranno la possibile (ma non certa) vittoria del “Sì” come un maglio per colpire le residue resistenze del Partito Democratico a non allinearsi alla loro visione di Stato. Non sarebbe assurdo il verificarsi di una stretta su “vincolo di mandato” e “democrazia diretta”, temi cari al M5s.
La riduzione del numero dei parlamentari in questo modo selvaggio non ci darà una migliore e più qualificata rappresentanza; questo sia chiaro. È come se in un paniere di 100 mele ce ne fossero 10 marce e io ne prenda 36, assolutamente a caso, e le butti via: magari avrò fortuna e, nel mucchio, avrò preso anche le mele marce, ma di sicuro butterò nel pattume anche una certa quota di mele buone, gustose e profumate. Inoltre c’è il rischio concreto che la nostra futura rappresentanza parlamentare (ed è questo l’aspetto che più interessa la nostra quotidianità) possa essere esclusivamente espressione delle segreterie di partito o, peggio ancora, di gruppi di interesse finanziario.
Qui, amici miei, non si tratta di quali tacchini (o nostrani capponi) mettere in forno; si tratta di evitare di diventare noi cittadini i polli da spennare. E il rischio concreto di passare per polli c’è tutto.