Sono stato a lungo indeciso sulla utilità di ragionare e scrivere sulla questione della vaccinazione di Andrea Scanzi tra i “riservisti” di AstraZeneca; poi ho voluto ascoltare tutti i 28 minuti di elucubrazioni, spiegazioni e giustificazioni che il giornalista del Fatto Quotidiano ha voluto, tra un turpiloquio e un insulto, dare e mi sono convinto a scrivere qualche appunto.

Premetto che nutro per Andrea Scanzi una antipatia viscerale giacché lo considero mediocre come giornalista e scadente come scrittore e preciso che non provo alcuna invidia per l’elevato numero di followers che vanta giacché tale numero elevato non esprime né qualità, né intelligenza; si consideri che Matteo Salvini (che stimo ancora di meno) ne ha anche di più e che – tanto per dire – la signora Angela di Mondello, quella che «non ce n’è Coviddi”», a momenti lo raggiunge in notorietà.
Per non dire che, in certi ambienti, l’essere in pochi è giudicato selezione di qualità.
Ma andiamo oltre.

Per potere scrivere questi pochi appunti con un minimo di cognizione di causa mi sono dovuto sorbire il “pippone” di Scanzi nel quale ha spiegato per filo e per segno la piena legittimità e legalità della sua azione.

Personalmente non ho dubbi che quanto fatto da Andrea Scanzi sia stato non solo legittimo, ma anche legale: in tanti hanno cercato queste liste di “riservisti” del vaccino; io non l’ho fatto e mi fido di quanto detto nel suo video e lo prendo per buono. Sì, posso con sufficiente serenità ammettere e dichiarare che, secondo me, Andrea Scanzi non ha violato alcuna legge. Non ho dubbi su questo.

I dubbi – tanti dubbi – mi vengono sulla opportunità, tuttavia. Diversi mesi fa, in occasione di un giro di conferenze molto interessante che ho tenuto su iniziativa di un gruppo molto vivace di “CittadinanzAttiva” assieme a un Magistrato in pensione, aventi come tema la Sanità e la Costituzione, ho ascoltato parole molto interessanti sul tema della legalità in relazione al senso del giusto.

La sintesi estrema della relazione tra legale e giusto è che non sempre ciò che è legale è anche giusto, giacché la legalità rientra nell’ambito delle regole che una comunità adotta per la civile convivenza, mentre il senso del “giusto” appartiene alla sfera della morale che, ovviamente, subisce fluttuazioni di tempo e di luogo.

Per troppo tempo, fomentati in questo dalla deriva giustizialista che ha preso il nostro Paese, fino a qualche tempo fa culla del Diritto e patria di filosofi, abbiamo scambiato i due termini immaginando condizione sufficiente che un atto fosse “legale” per ritenerlo anche “giusto”.

Senza volere entrare troppo nel merito della questione del rapporto tra giusto e legale, basti come esempio ricordare il famoso romanzo di Stephen King “Il miglio verde” nel quale un innocente, giudicato colpevole da una giuria sulla base di prove apparentemente inconfutabili, è giustiziato sulla sedia elettrica. Quell’atto, quella esecuzione è (nel racconto) sicuramente legale, ma quanti di coloro che hanno letto il racconto (o visto il film che ne è stato tratto) l’hanno in tutta onestà considerato giusto? E di esempi simili, anche nella vita reale, anche se non così paradigmatici, se ne possono fare tanti.

Ma torniamo al nostro Scanzi: il suo gesto, attraverso il quale si è autoproclamato testimonial della vaccinazione (già fa ridere così!), è certamente legittimo, è certamente legale. Ma è stato giusto? No, io personalmente non credo e ne spiego i motivi.

Le categorie di lavoratori (quindi non parlo né di persone anziane, né di soggetti estremamente fragili) che prima, molto prima, di Andrea Scanzi, avrebbero dovuto essere vaccinate da “riservisti” sono tantissime. Penso, per esempio agli insegnanti e alle cassiere dei supermercati che, sebbene non abbiano tutti i followers di Scanzi, entrano giornalmente in contatto con centinaia di persone e, quindi, sono certamente maggiormente a rischio.

Non giudico Scanzi un “furbetto del vaccino”, ma un “furbetto” e basta che invoca la legittimità e la legalità per giustificare un atto che, per un 47enne come lui, potrebbe apparire ingiusto.

Del resto la stessa legittimità e la stessa legalità l’ha utilizzata anche Matteo Renzi in occasione della sua conferenza in Arabia Saudita alla corte di Mohammad Bin Salman: nessuna legge del nostro Stato, nessun regolamento parlamentare avrebbe potuto impedire al senatore Renzi di tenere una conferenza in uno Stato estero.

Nel caso particolare poi, personalmente, reputo non solo legale e legittima l’iniziativa di Renzi, ma anche giusta perché ritengo che, al di là dei sospetti che possono esserci sul principe saudita che sono tutti da confermare stante le conoscenze attuali, cercare di portare sulla strada delle riforme e dell’apertura all’Occidente una monarchia assoluta sia anche e soprattutto giusto; cercare di dimostrare che esistono vie alternative di governo che prevedano il godimento dei diritti civili, la parità tanto tra i sessi quanto nelle opportunità, è a tutti gli effetti da ritenersi corretto e giusto.

La legalità è uno scudo che Scanzi utilizza a sua convenienza per ripararsi dalla gragnuola di accuse che gli sono arrivate, ma che – tuttavia – per avere credibilità dev’essere usata sempre, comunque e con chiunque. Non è possibile, infatti, attaccare gli avversari sul piano morale della opportunità pur se si sono mossi nel pieno della legalità e farsi scudo della stessa legalità per giustificare la propria condotta che a tanti può apparire immorale e non giusta.

Scrivo questo perché sogno una comunità che sappia davvero utilizzare il termine e il concetto di “equità” tanto nei giudizi, quanto nei diritti e nelle opportunità e giudico (parere personale, ovviamente) il comportamento di Scanzi più che una violazione della legge (che verosimilmente non c’è stata) una violazione della equità nella rappresentazione dei fatti.

Il nostro è un Paese che deve davvero emanciparsi, che deve scrollarsi di dosso il giustizialismo mediatico che c’è stato il rischio divenisse giustizialismo di Stato.
Sono convinto, davvero, che ce la possiamo fare perché – per fortuna – gli italiani non sono tutti come Scanzi.

E questo è un bene.

© Il testo dell’articolo è liberamente riproducibile, ma si fa obbligo di comunicare all’autore l’eventuale pubblicazione in altri siti all’indirizzo info@fabriziopulvirenti.it

Un pensiero su “Andrea Scanzi, Matteo Renzi, Mohammad Bin Salman tra legalità e opportunità”
  1. Un’analisi perfetta sig. Pulvirenti! La leggo sempre volentieri e con interesse Complimenti!
    Noi vogliamo portare la “civiltà” nei paesi che non ce l’hanno, ma siamo sicuri che noi la pratichiamo?
    Avanti sempre con Matteo Renzi con il cuore! Buona giornata

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